Lo Hobbit
Indovinelli nell’oscurità
[…]
Lo hobbit schizzò quasi fuori dalla pelle quando il sibilo gli giunse alle orecchie, e improvvisamente vide quegli occhi pallidi che sporgevano verso di lui.
« Chi sei? » disse, piantandogli la spada davanti.
« Che cosa sssarà tesssoro mio? » sussurrò Gollum (che si rivolgeva sempre a se stesso, non avendo mai nessun altro con cui parlare). Proprio per scoprire questo era venuto, poiché al momento, in verità, non aveva molta fame, solo curiosità; altrimenti avrebbe prima ghermito e poi sussurrato.
« Sono il signor Bilbo Baggins. Ho perso i nani, ho perso lo stregone e non so dove sono; né m'importa di saperlo, se solo riesco a uscire di qui ».
« Che cosss'ha in mano? » disse Gollum, guardando la spada, che non gli piaceva affatto.
« Una spada, una lama che fu forgiata a Gondolin! ».
« Ssss! » disse Gollum, e si fece educatissimo. « Forse dovremmo sederci qui e chiacchierare un pochettino, tesssoro mio. Gli indovinelli gli piacciono, forse gli piacciono, non è vero? ». Era ansioso di mostrarsi amichevole, almeno per il momento e fin tanto che non ne sapesse di più sulla spada e sullo hobbit: se fosse veramente tutto solo, se fosse buono da mangiare, e se lui, Gollum, avesse veramente fame. Gli indovinelli erano la sola cosa che gli fosse venuta in mente. Porli, e talvolta risolverli, era stato l'unico gioco cui avesse mai giocato con altre buffe creature che sedevano nelle loro caverne in un passato lontano lontano, prima di perdere tutti i suoi amici e di essere scacciato via, solo, e di scendere furtivamente nelle tenebre, sotto le montagne.
« Benissimo » disse Bilbo, che era ansioso di mostrarsi d'accordo, fin tanto che non ne sapesse di più su quella creatura: se fosse tutto solo, se fosse aggressivo o affamato, e se fosse un amico degli orchi.
« Comincia tu » disse, perché non aveva avuto il tempo di pensare un indovinello.
Così Gollum sibilò:
Radici invisibili ha,
più in alto degli alberi sta,
lassù fra le nuvole va
e mai tuttavia crescerà.