Luce d’estate ed è subito notte

Capitolo 4

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Questo posto alla fine del mondo sarebbe a malapena abitabile se l'inverno non fosse così lungo e il cielo così nero. Nelle sere invernali l'Astronomo vaga per il paese con gli occhi rivolti al cielo, a volte con un buon telescopio a mano, e se non è fuori se ne sta sotto il grande telescopio che risucchia la distanza sopra il paese, o sui libri, alcuni in quella lingua antica, il latino, o scruta sullo schermo del computer e pensa parecchio. I capelli ingrigiscono, è molto intelligente, sa tante cose dell'universo che noi non capiamo nemmeno. C'è chi gli ha chiesto se ha visto manifestarsi Dio, ma l'Astronomo non parla di Dio, forse è più che sufficiente avere il cielo e il latino, le stelle non ti abbandonano mai mentre certo non si può dire altrettanto di Dio. Le stelle sono sempre vicine, anche se siamo legati alla quotidianità e ci resta difficile associare stelle e vicinanza; Reykjavík è molto lontana, Sydney è lontanissima, ma non è che a un tiro di schioppo in confronto a Marte, la stella più vicina, che dista duecentotrenta milioni di chilometri, l'Astronomo impiegherebbe parecchio a raggiungerla con la sua vecchia Mazda, che fa i centodieci sulle lunghe salite. Ma ovviamente tutto è il contrario di tutto, certe parole hanno così tante facce da far girare la testa, la persona con cui vivi per esempio può essere molto più lontana del pianeta Marte, né una navicella spaziale né un telescopio riuscirebbero a coprire la distanza.

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Enrico VI

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Il viaggio sotterraneo di Niels Klim